Oliviero Toscani e il suo realismo fotografico
La storia di un giovanissimo Oliviero Toscani ha inizio alla Scuola di Arti applicate di Zurigo, molto diversa dalle scuole italiane del periodo, proponendo quell’intreccio di pratica e teoria critica che appassionò il suo spirito inquieto.
Ben presto Oliviero Toscani impara a trasformare in azione la fotografia; in ogni immagine si riflette il punto di vista soggettivo di un uomo, i suoi valori, la prospettiva attraverso la quale osserva il mondo.
Quando la fotografia diventa comunicazione riesce ad esprimere la visione del soggetto su tematiche importanti sociali e politiche.
Terminati gli studi il giovane Oliviero diviene protagonista della fotografia di moda nel panorama italiano e internazionale. Collabora con riviste del calibro di Vogue, Elle, Harper’s Baazar.
Audace, provocatorio, personifica tutto ciò di cui la moda degli anni ’70 ha bisogno. Non è un fotografo come gli altri, è il direttore artistico di se stesso e un grande comunicatore.
La campagna provocatoria per i jeans Jesus ne è la prova. La foto ritraente il fondoschiena della famosa modella Donna Jordan, a cui il pubblicitario Emanuele Pirella appose lo slogan evangelico «Chi mi ama mi segua» fu geniale quanto forte. Contro di lui una gogna mediatica che portò alla censura del manifesto in tutta Italia.
Un colpo da maestro. Poi l’incontro con una piccola azienda artigianale di maglieria italiana che iniziava a guadagnare terreno sul mercato e la campagna pubblicitaria all’altezza dei risultati raggiunti: nasceva United Colors of Benetton. Di lì a poco Toscani rivoluzionerà il concetto di pubblicità divenendo un punto di riferimento nella storia della fotografia.
Riscrive le regole delle campagne pubblicitarie con l’esplorazione di strategie d’immagine borderline accompagnate da messaggi suggestivi.
Una comunicazione efficace dall’identità definita e una chiave di lettura sociale, sono stati i punti di forza di un lavoro ingegnoso che cela una grande intelligenza. Una visione etica che Benetton/Toscani avevano maturato e che frantuma in mille pezzi il concetto della fotografia di moda.
Non ci sono nuove tendenze nelle immagini, tutto è al di fuori del tempo e dello spazio. Il collegamento sotteso tra etica e business colpisce con violenza il pubblico.
La foto di Theresa Frare che raffigura David Kirby ritrae il trentaduenne malato di Aids morente e la disperazione della famiglia.
Una campagna successiva immortala i primi istanti di una bambina appena nata, ancora sporca di sangue e ancora attaccata alla madre dal cordone ombelicale. Una terza fotografia, uno scatto di Patrick Robert, rappresenta un soldato mercenario di colore, di schiena, che stringe nelle mani il femore di un uomo. Il contrasto tra il fucile mitragliatore e l’osso umano evoca l’orrore della violenza.
La campagna choc contro l’anoressia negli occhi e nei 31 chili di ossa di Isabelle Caro.
Tre cuori, diversi ma uguali, uno di fianco all’altro e le scritte white – black – yellow contro ogni tipo di razzismo.
Un prete che sfiora le labbra di una suora e la censura per le pressioni del Vaticano.
L’opinione pubblica si divideva tra chi disprezzava con ostinazione le fotografie scioccanti e chi riconosceva il messaggio di Toscani, che nel tentativo di sorprendere un pubblico annoiato da moduli ripetitivi, percorreva un terreno mai battuto prima con audacia e un pizzico di trasgressione.
Nella primavera-estate 2000 Toscani fotografa 28 assassini statunitensi nel braccio della morte sbattendo sotto gli occhi del mondo intero l’esistenza di una barbaria.La sua fotografia è una denuncia vestita di stile.
Oliviero Toscani è un sognatore, il cui genio creativo ha necessità di imbattersi in un imprenditore visionario.
Per la maggior parte dei manager il rischio creativo sembra appartenere a quel rischio giovanile preludio di fallimento.
Le società pretendono di capire i bisogni della gente, di quell’umanità definita con il termine di consumatori o semplicemente pubblico alimentando una cultura senza passione.
Lucidano, appiattiscono tutto e il risultato non sarà ne amato ne odiato da nessuno, semplicemente mediocre, si chiama marketing.
Tutta una questione di audience, gradimento, percentuali, tabelle e prospetti.
Ma per fortuna c’ è sempre quell’imprenditore, quel manager, quel dirigente forse un po’ pazzo, innamorato e forse eccentrico grazie al quale la cultura continuerà a vivere.
Bisogna semplicemente cercarlo ed aiutarlo ad esprimere la sua e la nostra passione.
Dobbiamo imparare a sognare sapendo di sognare, sperando che il mondo sarà salvato dalla bellezza.
Fotografiamo la morfologia degli esseri umani, per vedere come siamo fatti, che faccia abbiamo, per capire le differenze.
Prendiamo impronte somatiche e catturiamo i volti dell’umanità.
Oliviero Toscani
Oliviero Toscani
RAZZA UMANA è uno studio socio-politico, culturale e antropologico.
Con una foto e un’intervista, farai parte di un importante documento che descrive l’Italia, l’Europa e i paesi del mondo. Oliviero Toscani e il suo team visita le città, i paesi, le piazze e ad ogni tappa allestisce veri e propri studi fotografici. Un progetto per scoprire le diverse morfologie, per rappresentare le espressioni, le caratteristiche fisiche, somatiche, sociali e culturali dell’umanità . Le fotografie e i video sono inseriti in un archivio multimediale e in una rassegna neverending di esposizioni e pubblicazioni.
RAZZA UMANA is a sociopolitical, cultural and anthropological study.
With a picture and an interview you will become a piece of the documented history of Italy, Europe and the rest of the world.Oliviero Toscani and his team of photographers visit cities, villages, squares, setting up photographic studios at each stop.A project with the aim to discover the variety of human morphology and conditions. The photographs and videos become part of a multimedia archive and will be the subject of publications and traveling exhibitions.
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